giovedì 11 febbraio 2010
Relazione di viaggio 21 dicembre 2009 - 22 gennaio 2010
MICROCREDITO
Il progetto di microcredito, iniziato nel settembre del 2007, si avvia alla sua conclusione nel settembre di quest’anno. La durata del progetto infatti è di tre anni, durante i quali le donne impegnate nel progetto hanno acquisito l’esperienza al lavoro e al commercio dei loro prodotti e nello stesso tempo hanno ripagato il prestito (ricevuto in tre momenti) per poter gestire in cooperativa, al termine dei tre anni, i soldi restituiti. Le donne impegnate nel progetto avevano raggiunto le 72 unità, e, alla data odierna, sono 64 coloro che stanno continuando la loro attività (quasi l’89%) divise in tre cooperative. Di queste, 47 (il 73%) sono ad un buon livello di guadagno, cioè restituiscono la rata mensile con costanza, mentre 17 di loro (il 27 %) trovano difficoltà derivate soprattutto dalla crisi economica e dalla siccità. Dopo settembre ognuna delle donne, che sarà stata in grado di restituire completamente il prestito, potrà richiedere un ulteriore prestito ma non più da soldi provenienti da aiuti esterni, ma dagli stessi soldi che loro stesse hanno ripagato nel corso dei tre anni del progetto. Inoltre, chi ha potuto mettere da parte qualcosa in più nel tempo, potrà richiedere un maggiore prestito. Concretamente: ad oggi i soldi restituiti dalle donne sono circa 2.200 € e si stima di poter giungere a circa 3.000 € per fine settembre. In quel momento le cooperative di donne saranno autonome e dal proprio libretto di risparmio si divideranno l’importo restituito fino a quel momento con un prestito ricavato dagli stessi soldi che sono state in grado di restituire con il frutto del loro lavoro.Il progetto, nell’ultimo anno, ha subito l’influsso della crisi economica di cui anche l’Etiopia ne ha risentito. Il birr, la moneta locale, ha perso valore in pochi mesi e l’inflazione galoppante ha messo in seria difficoltà il commercio locale basato essenzialmente su prodotti agricoli e materie prime ormai diventate costosissime.I lavori che le donne svolgono sono principalmente:- attività manuali come realizzazione di cestini, portaoggetti, contenitori per l’enjera (il pane locale) e realizzazione di scialli di cotone (gabi);- produzione e vendita di bevande locali (suwa) e enjera;- vendita di legname e carbone per il fuoco;- attività di mercato (piccoli negozi per la vendita di cereali, olio, sale);- piccoli allevamenti di galline o capre.Considerata la situazione ambientale lo considero un grande successo, grazie anche alle cinque persone che settimanalmente sono impegnati nel progetto e ne seguono il corretto svolgimento.Quasi tutte le donne si dicono soddisfatte del percorso intrapreso dopo il prestito ricevuto. Il fatto di poter mandare a scuola i propri figli con i proventi del loro lavoro è motivo di orgoglio. Per molte, inoltre, la possibilità di acquistare qualche bene come un letto, coperte, lenzuola o comunque di poter avere l’opportunità di un pasto al giorno è motivo sufficiente per ritenersi soddisfatte del guadagno derivato dal prestito ricevuto. Per la quasi totalità delle donne, il timore per un ulteriore acuirsi della crisi economica con conseguente aumento dei prezzi, è motivo di preoccupazione soprattutto per il futuro dei loro figli. Chiedono quindi una possibilità ulteriore di accesso ad un prestito prima della fine del progetto, in modo che si possa migliorare la situazione economica delle donne più in difficoltà in considerazione del particolare momento di crisi economica. L’idea è di erogare un ulteriore prestito alle donne più virtuose in un primo momento, per essere di stimolo alle altre beneficiarie, che dopo due mesi riceveranno anche loro il prestito. L’importo potrebbe aggirarsi sugli 800 birr a testa (circa 45 Euro) per un importo complessivo di circa 2880 Euro per 64 donne.L’idea futura è di valutare la possibilità, dopo una opportuno studio della situazione ambientale, di iniziare un ulteriore progetto di microcredito con 10/15 donne. Vista la positiva esperienza si potrebbe trovare l’opportunità di creare un nuovo progetto imparando da quello attuale per renderlo ancora più sostenibile.
STUDENTI
Anche il progetto degli studenti ha sentito l’influsso indiretto della particolare situazione ambientale (siccità e crisi economica) che ha investito in particolar modo il nord dell’Etiopia. Infatti dopo un fine anno scolastico brillante per la maggior parte degli studenti da noi seguiti, è seguito un inizio anno con risultati altalenanti e non tutti gli studenti del gruppo hanno mantenuto o migliorato i risultati precedenti. I risultati migliori vengono dagli studenti universitari, tutti impegnati con risultati lodevoli. Per riassumere: dopo l’aiuto ricevuto per il primo semestre grazie agli amici di Rivignano, otto studenti di scuola superiore hanno ottenuto il sostegno scolastico anche per il secondo semestre. Sette studenti non hanno ottenuto la valutazione di 70/100 ed a fine anno si valuterà l’opportunità di proseguire con loro o inserire nuovi studenti. Durante il meeting di discussione e confronto con tutti e quindici i ragazzi, si è valutato l’opportunità di creare una giornata settimanale di studio in gruppo in cui gli studenti più preparati svolgano il compito di sostegno a quelli con carenze scolastiche, al fine di responsabilizzare maggiormente i ragazzi e renderli consapevoli dell’aiuto che ricevono, gli uni mettendo a disposizione tempo e capacità e gli altri per un impegno maggiore nello studio.Lo scopo del progetto, lo ricordiamo, è di fornire piccoli aiuti in denaro per garantire agli studenti l’acquisto del materiale scolastico, vestiario, il pagamento della retta scolastica ed il necessario per garantire una corretta alimentazione, condizione necessaria per poter affrontare gli studi in modo adeguato.Primo obiettivo, comunque, è quello di rendere consapevoli i ragazzi dell’aiuto ricevuto perché, creando un gruppo, possano rendersi responsabili gli uni degli altri.Gli studenti universitari che seguiamo sono cinque, con un ulteriore giovane impegnato in un corso di diploma per infermiere. I risultati ottenuti in questa prima parte di anno scolastico sono più che buoni per tutti.Circa 450 € sono stati erogati per completare l’anno scolastico per gli studenti di scuola superiore.Circa 1000 € serviranno invece per far completare l’anno universitario a cinque studenti.
PROGETTO AGRICOLTURA
Il viaggio nel villaggio di Nariee dal 1 al 2 gennaio 2010 ha permesso di verificare la situazione del “progetto miele” e, soprattutto, visionare il luogo appropriato per la realizzazione di un pozzo con pompa a mano. Inoltre la visita ha permesso di valutare l’opportunità di realizzare una piccola diga per favorire l’irrigazione.Per quanto riguarda il “progetto miele”, purtroppo, le condizioni ambientali nella regione Irob sono state, se possibile, peggiori dell’anno passato e la siccità del 2008 si è ulteriormente aggravata nel 2009. Conseguenza: alcune colonie di api sono morte e, quelle rimaste, hanno prodotto pochissimo miele utile solo al consumo familiare e, in alcuni casi, neanche per tale scopo. L’idea futura è ancora quella di rendere il progetto legale e consentire quindi di ricevere aiuti direttamente dal settore agricoltura del governo etiope. Per fare ciò la cooperativa deve comprendere dodici elementi (attualmente sono sei) ma, soprattutto, deve essere in grado di produrre miele per poter essere commercializzato. Ora non ci resta altro che attendere l’ennesima tanto attesa stagione delle piogge di giugno.La possibilità di realizzare un pozzo in zona rurale è concreta in quanto è stato visionata la zona nella quale, vista la particolare conformazione dell’area e la vegetazione spontanea esistente, c’è un’ottima possibilità di trovare acqua nel sottosuolo. La visita di un geologo proprio in questi giorni ha confermato la nostra ipotesi ed è stato individuato il punto in cui il pozzo può essere scavato.Ora, concretamente, mancano i fondi necessari per la realizzazione del pozzo. Il costo stimato si aggira sui 7.000 Euro. Da donazioni ricevute a questo scopo abbiamo raggiunto attualmente i 1.000 Euro…Ricordo che un pozzo in quella zona potrebbe servire circa 250 nuclei familiari e più di 2.000 persone che, oggi, sono costrette a fare ogni giorno diverse decine di chilometri a piedi in zone impervie per riempire una o due taniche d’acqua.Un’altra grande opportunità della zona è quella di sfruttare una piccola sorgente d’acqua sotterranea che, anche in periodi di grande siccità come quelli attuali, è sempre presente. E’ un piccolo rigagnolo che affiora tra le rocce per poi scomparire sotto la montagna. Durante le piogge affiora in modo evidente ed è possibile rifornirsi anche per la comunità; nella stagione secca non è possibile accedervi in quanto l’acqua scompare sotto le rocce. L’idea allo studio è quella di creare uno sbarramento manuale, una diga in pietrame, sopra questo piccolo rigagnolo d’acqua per far si che l’acqua stessa si accumuli sotto le rocce più in alto nella montagna e fuoriesca dalla sorgente sottostante con maggiore portata. Da qui verrebbe convogliata con una tubazione più a valle dove sarebbe più accessibile. Tale acqua non e’ adatta al consumo umano perché presenta una quantità di sali molto elevata. Potrebbe essere utile però per abbeverare gli animali e, soprattutto, per irrigare i campi di grano, orzo, sorgo e miglio attualmente dipendenti solo dalle piogge. Il costo di questa operazione non e’ stato ancora quantificato in quanto questa idea è stata studiata direttamente durante il nostro ultimo soggiorno. Conto comunque al più presto di ricevere notizie in merito e, comunque, l’opera non dovrebbe essere molto onerosa considerato che si tratterebbe di eseguire un’opera manuale con pietre e sassi ed il costo sarebbe unicamente la tubazione per convogliare l’acqua a valle.
PROGETTO SANITA’
Il progetto riguardante la cura del tracoma agli occhi, eseguito la scorsa primavera, ha permesso di visitare e trattare più di 400 persone, con 1.500 Euro.Dopo la visita alla clinica di Alitena, che mediante il grande operato delle suore della Carità ha gestito il progetto, si è pensato ad un ulteriore ciclo di cure per il tracoma in quanto molte persone della zona hanno necessità di questo intervento. Più di cento non sono state trattate durante il precedente ciclo per la mancanza di fondi necessari a reperire le pomate e le medicine ma molte altre chiedono della possibilità di essere visitate e curate. Ricordiamo che la clinica di Alitena svolge un importante lavoro di accoglienza e di cura per un bacino di utenza di circa 30.000 persone nella zona rurale Irob, e che permette a tutta questa gente un sicuro appoggio in molti settori sanitari, dalla nascita (con un reparto per le madri in attesa di partorire ed uno per il trattamento nei primi giorni dopo il parto) al primo soccorso e alla degenza in attesa di trasferimento negli ospedali di Adigrat o Mekelle, alla cura delle persone anziane, garantendo il massimo trattamento possibile nonostante la carenza di attrezzature e di medicinali per il grande numero di persone che necessitano di assistenza. Una parte della clinica è anche attrezzato per l’accoglienza di persone affette dal virus dell’Aids che, purtroppo, si sta’ sviluppando in maniera esponenziale in quella zona.Grazie all’aiuto ottenuto dagli amici di Zugliano e per il tramite di Gianna e Roberta presenti con noi in questo viaggio, abbiamo consegnato 1.770 Euro per avviare in tempi brevi un nuovo ciclo di cure per il tracoma agli occhi, con l’opportunità in più dell’acquisto di medicinali di cui c’è sempre bisogno.Non appena verrà avviato il progetto daremo rapporto delle persone curate e della spesa sostenuta.Un grazie sincero a chi si è impegnato direttamente per la raccolta fondi che ha permesso immediatamente una continuità al progetto sanitario.In questo progetto è inserito Haftom, il ragazzo paralizzato agli arti e costretto su una sedia a rotelle impossibilitato a sostenere cure di fisioterapia perché troppo debole.Da quasi due anni ormai lo sosteniamo nell’alimentazione per permettere a lui di riprendere le forze necessarie a poter essere curato adeguatamente. Ebbene, chi lo ha conosciuto qualche anno fa ed ha potuto vederlo quest’anno ha potuto apprezzare i grandi progressi che ha fatto. Con un’alimentazione adeguata ed una sistemazione dignitosa, ha potuto riprendere almeno la sensibilità degli arti e la forza tale da potersi muovere ed alzarsi sul letto. Ora si tratta di cominciare con i cicli di fisioterapia per permettergli la mobilità degli arti. Stiamo valutando l’opportunità di trasferire Haftom all’ospedale di Mekelle (più attrezzato rispetto a quello di Adigrat) per un ciclo di fisioterapia oppure assumere un fisioterapista privato. Ci riserviamo di verificare la spesa ed agire di conseguenza.Durante la nostra breve permanenza ad Addis Abeba siamo stati ospiti nella comunità salesiana di Don Mario, un sacerdote italiano conosciuto durante una precedente esperienza in Etiopia. Abbiamo avuto l’opportunità di visitare le attività che svolgono nel centro giovanile ma particolarmente siamo rimasti impressionati dalla storia di Etseghennet, una ragazza di 18 anni costretta alla dialisi da quattro anni per una disfunzione ai reni. Ora sembra ci sia la disponibilità per un trapianto grazie a sua mamma che si è rivelata compatibile. L’operazione dovrebbe avvenire in Italia ma dipende molto dalle condizioni di salute della ragazza. Ricorrendo alla dialisi, Etseghennet è soggetta a frequente febbre e malesseri che, purtroppo, la stanno debilitando. Dovrebbe aumentare di peso (almeno 10 Kg) per poter affrontare l’operazione. Viene seguita dal centro salesiano che gli offre cibo e sostiene le spese sanitarie per lei anche grazie alle donazioni di volontari e amici.E’ un’altra delle tante opportunità che abbiamo per dare un po’ di speranza…
I progetti del “gruppo Mamre” sono questi. Ci siamo creati di anno in anno nuove opportunità per condividere la vita con ragazzi, ragazze, giovani, uomini e donne come noi, magari meno fortunati di noi nelle cose materiali ma che ci insegnano molto sui veri valori della vita. Possiamo avere questa occasione di donare qualcosa di nostro senza farci mancare niente per noi, per permettere a quanta più gente possibile di poter avere magari solo una opportunità nella vita, quella opportunità che ciascuno di noi, solo nascendo da questa parte del mondo, ha già ricevuto gratuitamente.Il diritto a nascere, crescere, studiare, lavorare, vivere in salute dovrebbe essere condizione fondamentale e necessaria per ciascun essere umano. Noi, nel nostro piccolo, stiamo cercando di creare queste basi per la gente che abbiamo conosciuto in Etiopia, in modo che da soli possano costruirsi un futuro dignitoso con il frutto della loro intelligenza e capacità.
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